Il presidente Renzo spiega la Riforma

Tra i punti centrali del Ddl Lorenzin c’è la riforma degli Ordini delle professioni intervenendo, tra le altre cose, anche sulla composizione e sulle elezioni degli organi di rappresentanza.

Tra i punti centrali del Ddl Lorenzin c’è la riforma degli Ordini delle professioni intervenendo, tra le altre cose, anche sulla composizione e sulle elezioni degli organi di rappresentanza. Essendo una legge delega, il provvedimento indica le linee di principio, spetterà poi a successivi decreti ministeriali entrare nello specifico.

Come per la norma che inasprisce le pene per abusivi e prestanome, il Decreto approvato a fine dicembre, non appena verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, renderà già operative alcune norme.

Con il presidente CAO Giuseppe Renzo abbiamo cercato di analizzare le novità che Ddl Lorenzin introduce o introdurrà.

Presidente Renzo, secondo quanto approvato dal Ddl Lorenzin gli Ordini non saranno più organi ausiliari dello Stato ma “sussidiari”. Cosa significa questo?

In sintesi, che l’Ordine avrà maggiore autorevolezza e capacità di operare nell’interesse della professione e a tutela del diritto primario alla salute.

Ma partiamo dal principio. Da un punto di vista strettamente giuridico, per comprendere la distinzione fra Organi ausiliari e Organi sussidiari dobbiamo rifarci più alla dottrina, all’interpretazione del diritto, che alle norme. Non per questo la differenza è marginale, anzi è sostanziale. I concetti giuridici di organo ausiliario e organo sussidiario rientrano nel più ampio concetto di ente strumentale. In buona sostanza, la pubblica amministrazione può svolgere alcuni suoi compiti attraverso l’organo ausiliario, che però è sottoposto ad un controllo vincolante da parte dell’ente primario; il concetto di ente sussidiario privilegia invece una maggiore autonomia dell’ente rispetto ai compiti dell’ente primario anche se quest’ultimo, come è ovvio, mantiene un generico potere di vigilanza. Si può quindi senza timore affermare che gli enti sussidiari possano svolgere compiti amministrativi in nome e per conto dello Stato. In altre parole, cambierà la natura istituzionale degli Ordini, così come cambieranno i loro compiti.

Questa è, in nuce, la potenzialità del DDL. Come attuarla appieno?

Con i decreti attuativi, appunto, che potranno definire quali saranno e in che modo verranno svolti tali compiti. Per questo, i primi mesi del 2018, nei quali dovranno essere estesi tali decreti sarà cruciale. Se non riusciremo a portare a termine tale missione nel modo migliore, sicuramente la riforma sarà un’occasione persa, e resterà sulla carta, avendo più funzione di biglietto da visita elettorale per i politici che di strumento per la Professione. Ora, sta a noi, alla Cao che verrà, fare esprimere tutte le potenzialità a questa normativa. E, per l’Odontoiatria, sono molteplici.

In tema di riforma degli Ordini cosa cambia per gli odontoiatri?

Per quanto riguarda lo specifico dell’odontoiatria, pur presentando la riforma nel suo complesso luci e ombre, esistono certamente aspetti molto interessanti: viene aumentata la composizione numerica delle commissioni odontoiatriche, sia a livello provinciale che a livello nazionale, vengono amplificati i poteri delle Commissioni odontoiatriche provinciali, nel senso di una maggiore autonomia, e viene finalmente istituita anche a livello legislativo l’Assemblea dei Presidenti delle Commissioni per gli iscritti all’Albo degli odontoiatri.

Di fatto viene legittimata la nostra attività di coinvolgimento delle rappresentanze provinciali, che ad oggi derivava esclusivamente dalla nostra capacità di interloquire con la componente medica e dalla lungimiranza dei rappresentanti istituzionali federativi ed ordinistici.

Posso affermare, senza tema di smentita, che si tratta di un successo che ha un nome e un cognome, anzi molti: quelli dei presidenti CAO che si sono succeduti in questi anni e che si sono spesi in tal senso.

La norma vi consente anche di staccarvi dalla FNOMCeO e diventare un Ordine Autonomo. Una scelta che percorrerete?

La norma che prevede la possibilità di chiedere l’istituzione di un Ordine autonomo per tutte le professioni che vantano oltre 50.000 iscritti è applicabile anche alla professione odontoiatrica.

Si tratta, come è facile capire, di una scelta politica che deve coinvolgere tutta la professione in un democratico dibattito, al termine del quale saranno assunte le decisioni più opportune. Nessuno può pretendere di decidere da solo.

Mi lasci dire, nel contempo, che l’obiettivo primario è sempre stato costituito dall’autonomia rappresentativa. Obiettivo raggiunto in quasi tutte le realtà ordinistiche, grazie alla maturità e all’autorevolezza dimostrata dalla Professione, e ora riconosciuto anche dalla Legge.

Quanto approvato è una legge delega e prevede la stesura dei decreti attuativi per vedere applicate alcune delle norme contenute. Per quelle che interessano l’Albo degli odontoiatri si dovrà attendere oppure sono già operative?

Tutta la normativa prevista nella legge non può trovare applicazione se non dopo l’emanazione dei decreti attuativi, che sono di competenza del Ministero della Salute che, come è naturale, coinvolgerà le Federazioni di tutte le professioni sanitarie interessate.

Ecco perché dunque si è verificata un’accelerazione per quanto riguarda l’elezione dei nuovi Organi della FNOMCeO, con l’evidente fine di affidare ai nuovi Organi il compito di rapportarsi con il Ministero in un ambito di reciproca collaborazione e di attenzione alla tutela della salute e delle dignità delle professioni.

La Federazione, e quindi ovviamente anche la componente odontoiatrica, dovrà confrontarsi nel nuovo anno con il Ministero della Salute per redigere regolamenti che consentano di tradurre in pratica i principi contenuti nella legge. Per questo parlo di momento ‘topico’: in pochi mesi verrà scritto il futuro della Professione, e indietro non si tornerà. Più che mai ora, quindi, la Professione è nelle mani della sua rappresentanza. E siamo convinti che la rappresentanza che verrà scelta tramite le elezioni non sarà catapultata di botto in questa realtà, ma proseguirà l’opera di collaborazione autorevole e di ascolto reciproco posta in atto dalla Cao nazionale in questi anni. Perché ora non è il tempo per imparare il mestiere, per l’improvvisazione, per gli errori di ingenuità, pur con la buona volontà di fondo: bisogna buttarsi nella mischia e agire in maniera rapida, efficace, mirata.

Tra le norme inserite c’è l’indicazione che per l’esercizio di una professione sanitaria in qualsiasi forma giuridica è necessario essere iscritti all’Albo ed in un altro passaggio viene indicato che gli Ordini vigilano sugli iscritti agli Albi, in qualsiasi forma giuridica svolgano la loro attività professionale, compresa quella societaria, irrogando sanzioni disciplinari secondo una graduazione correlata alla volontarietà della condotta, alla gravità e alla reiterazione dell’illecito. Quale è la sua lettura?

Si tratta di una norma di fondamentale importanza, che dovrà però trovare chiara interpretazione anche qui attraverso i regolamenti ministeriali e gli interventi della giurisprudenza. Quello che è certo è che l’applicazione di questa normativa riposiziona l’Ordine come garante dell’albo e di tutti gli esercenti la professione odontoiatrica, in qualsiasi forma svolgano la loro attività. Si tratta di un opportuno -e, me lo lasci dire, se l’opportunità non è chiara va gentilmente ‘suggerita’- intervento legislativo per evitare che un’applicazione automatica delle norme della legge concorrenza consentisse alle società commerciali di svolgere l’attività odontoiatrica con la sola “foglia di fico” della presenza di un direttore sanitario iscritto all’albo. Posso affermare, senza timore di apparire presuntuoso, che anche questo è frutto dell’opera portata avanti, a diversi livelli, dalla CAO nazionale, una vittoria che va a tutto vantaggio dei pazienti, ai quali vogliamo in ogni caso assicurare cure di qualità ‘certificata’. È questo il vero lavoro politico nel senso più alto del termine: avere un fine ultimo che vada a favore della polis, del bene comune, e non che magari sia usato per fare ‘sgambetti’ agli avversari, per farli apparire responsabili di sconfitte che poi si risolvono in disastri per i diritti di tutti. Questo veramente sarebbe inaccettabile.

Ma nel pratico questo cosa comporterà per le circa 5mila srl iscritte al Registro imprese come attività odontoiatrica che oggi esercitano la professione?

Ritengo che riprenda vigore l’interpretazione che vede nelle Società Tra Professionisti l’unico strumento adatto a consentire lo svolgimento dell’attività professionale in forma di società.

Certamente l’applicazione della norma stessa sarà oggetto di approfondimenti giuridicamente necessari, ma sembra incontrovertibile che chiunque svolga l’attività odontoiatrica debba essere soggetto al controllo dell’Ordine professionale.

Non poteva essere altrimenti: non possono esistere zone franche in uno stesso sistema e differenti diritti o doveri per chi esercita la stessa professione.

Una battuta sulla norma che introduce pensanti sanzioni per abusivi e prestanome, penso voglia esprimerla?

Secondo me è la novità più dirompente per l’odontoiatria contenute nel Ddl Lorenzin.

Anche su questo tema, Odontoiatria33 è buon testimone, l’impegno prodotto da CAO è stato nel tempo costante e pressante, non certo per difesa corporativa, ma perché si trattava e si tratta di una battaglia di civiltà. Mi piace ricordare che nell’ultimo triennio la CAO Nazionale ha particolarmente ampliato le attività concernenti la migliore comunicazione con l’opinione pubblica e con le Istituzioni.

Abbiamo compreso che l’aspetto comunicativo costituisce un elemento fondamentale se si vuole coinvolgere i cittadini nei problemi dell’assistenza sanitaria in generale e dell’assistenza odontoiatrica in particolare. Si possono avere ‘conoscenze’ in Parlamento, al Governo, ma sinché siamo in Democrazia le vere riforme partono dal basso. In altre parole, neppure il politico più potente e ‘scafato’ può fare nulla fino a che i tempi non sono ‘maturi’, e l’opinione pubblica è orientata a dare quella spinta vitale e positiva verso il cambiamento.

Ecco perché la CAO Nazionale ha promosso l’iniziativa della nuova App che, da una parte, informa i cittadini su quanto accade nel mondo dell’odontoiatria e, dall’altra, e soprattutto, offre loro la possibilità di segnalare eventuali casi di abusivismo.

La comunicazione per essere efficace deve farsi comprendere ed essere bilaterale: occorre informare ma esser in grado anche di recepire suggerimenti, segnalazioni, consigli.

Le prime ricadute di questa iniziativa si stanno rilevando estremamente positive, stimolando anche i mass – media che, finalmente, possono offrire l’immagine di una categoria non ripiegata sui propri interessi corporativi ma aperta ad una collaborazione con le Istituzioni e soprattutto con i cittadini sui problemi della sanità e della migliore tutela della salute.

Non si può che partire da questa situazione per comprendere le iniziative già poste in essere dalla CAO Nazionale, iniziative che certamente saranno portate avanti anche dopo il prossimo rinnovo elettorale, che contribuirà a ricostituire, sin da questo mese di gennaio, l’attuale composizione degli Organi collegiali della FNOMCeO.

Per finire le chiedo un commento sulla norma che pone il limite di due mandati per i presidenti degli Ordini.

Si tratta di una norma,a mio avviso, di secondaria importanza che non può essere contestata e su cui, nell’ambito del dibattito parlamentare, si è raggiunta una sostanziale ed equilibrata convergenza che consentirà agli Ordini di non essere bruscamente “decapitati” della loro leadership, garantendo tuttavia una alternanza democratica incontestabile.

Per la componente Odontoiatrica, ribadisco quanto espressamente dichiarato in altri articoli e interviste: il mio augurio è quello di proseguire sulla strada intrapresa e tracciata, sapendo cogliere le occasioni di miglioramento e di crescita che continuamente si propongono ma che siamo noi a dover vedere e sfruttare.

È un augurio ma anche una mia profonda convinzione. Ciò premesso, non mi interessa chi sarà a portare avanti il mandato: ciò che mi preme è la qualità del servizio reso ai cittadini e alla professione, la costanza nelle battaglie e la costruttività dei progetti. Certo, come dicevo, è un momento in cui servono, oltre alle abilità e motivazioni personali che certo non mancano da qualunque parte si guardi, anche esperienza e profonda conoscenza del contesto, proprio perché non ci sono le condizioni né il tempo di maturale. Non sarà questo certo un triennio ‘di rodaggio’, sarà piuttosto un tempo del raccolto di quanto seminato e di preparazione del terreno futuro. E se la semina è importante, quando anche i frutti sembrano ormai maturi può bastare una tempesta malgestita per rovinare tutto. E questo sarebbe un peccato, perché, dopo i tre anni che ci aspettano, si andrà a regime con la riforma. Sta a noi, come scultori di una statua ancora grezza, fare emergere le forme e le luci, smussare le ombre. E far sì che chi nel 2021 verrà si trovi a maneggiare un Ordine che sia veramente strumento di evoluzione e garanzia della Professione.

Norberto Maccagno – Odontoiatria33